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      Ed era da quattro secoli che ciò continuava, senza che nessuno si accorgesse che quel sistema fosse irrazionale; irrazionale del pari e assai meno popolare di quello che avea a lungo durato nel feudale medio evo. Diciamo assai men popolare, perchè prima del secolo XIII le cause criminali si trattavano in pubblico, onde, come dice Sclopis, manifesta era l'accusa, pubblico l'esame de' testimoni, aperta e libera così l'interrogazione come la difesa del reo. Ma nel secolo XIII l'eresia suggerì nuove forme d'inquisizione, e, all'uso de' tormenti preparatori, che fu il crudele sistema di prove introdotto dallo studio delle leggi romane (il quale, del resto, per tutte le altre parti era stato così benefico), s'accoppiò il segreto nell'orditura del processo. Che se in prima il processo segreto era invalso soltanto nelle questioni ereticali e in via di eccezione, col tempo si diffuse e si allargò a tutte le cause civili e criminali, e come regola costante. In Mario Pagano, in Meyer, in Sclopis ognuno può vedere tutte le forme originate da questo principio, e come, essendosi voluto corroborare la coscienza morale del giudice colla così detta coscienza giuridica sottoposta al calcolo della probabilità, si fosse edificato un corpo di dottrina falso e pieghevole ad ogni maniera di assurdi e di arbitrj. Per queste cose, tanto nelle cause criminali, come anche nella trattazione delle cause civili, se il giudice o l'avvocato o il patrocinatore che sosteneva un assunto o lo contrastava, era dotto, acuto e dialettico, e se per avventura tra la dottrina, l'acume e l'eloquenza lavoravano la passione, l'ostinazione o l'errore implacabile del giudizio, allora la legge statutaria, il diritto romano, e l'interpretazione dei giuristi facevan la figura e subivan la sorte delle tre palle sotto al bossolo del giocoliere.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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