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      Per il che ognuno può considerar com'eran degni di pietà coloro dalla cui parte era la ragione. Se poi una tale pratica di giurisprudenza era comune a tutt'Italia e a tutt'Europa, ciascuno Stato vi recava alcune sue forme proprie addizionali, e alcune sue proprie modificazioni di vita e di costumi, le quali rendevano ancor più inestricabile il labirinto degli arbitrj. Per fermarsi a Milano, nel secolo XVIII, oltre al sistema del processo segreto invalso dappertutto, e al diritto romano, e ai commenti dei legisti, la città si regolava ancora cogli statuti e colle costituzioni criminali di Carlo V; ma v'era un fatto che, quand'anche il sistema generale fosse stato ottimo e gli statuti di Carlo V i migliori possibili, era tale da mettere ogni cosa in disordine; ed era che il campo della giurisprudenza giudiziaria era tenuto e padroneggiato con mano tenacissima, meno qualche rara eccezione, dal solo ceto patrizio.
      Il collegio dei dottori era costituito per la maggior parte di nobili. - Da questo collegio, che era, quasi diremmo, un vivaio perpetuo di capacità giuridiche più o meno profonde, uscivano quasi sempre i giudici del cavallo e del gallo, il giudice del Pretorio, il vicario, il capitano di giustizia, i senatori, il presidente del Senato. - Abbiamo un elenco manoscritto dei capitani di giustizia dal 1750 al 1783, da cui risulta, che tutti appartenevano alle principali case della città. Si poteva pertanto quasi dire, che la giurisprudenza fosse a Milano una proprietà di famiglia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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