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      Ora, se a questo fatto si aggiunga quello de' privilegj ancora sussistenti, ognun vede come poteva camminare il vero diritto, concesso pure che quei patrizj avessero teste di bronzo e cuori pietosissimi; e potessero, per un prodigio della natura e della fortuna, aver tutti la testa, per esempio, di Farinaccio, e la carità squisita, per esempio, di san Francesco d'Assisi. Ma oltre ai legami, abbastanza forti del ceto, v'eran quelli della parentela. Bensì qualche volta s'intromettevano le rivalità e i puntigli e gli odj antichi tra casato e casato: ma questo non era già un mezzo di equilibrio, sibbene un'occasione nuova di poter offendere la giustizia in un altro modo.
      Ma torniamo a' nostri personaggi.
      Nella prima metà del mese di marzo, Lorenzo venne condotto dal barigello al banco dell'auditore, per essere sentito in un secondo esame. Messo a sedere innanzi al banco, il Bruni stette attendendo con impazienza che l'auditore, il quale era intento a sfogliar carte, gli rivolgesse la parola. Era ansioso di sapere se gli avevano destinato un protettore. I protettori de' carcerati (Protectores carceratorum) erano giovani causidici, che esordivano la carriera assumendo la difesa degli accusati. Eran nobili per la maggior parte anch'essi e bisognava che passassero attraverso a questa pratica per poter avere il diritto di essere ascritti col tempo al collegio dei dottori. Le difese si scrivevano in lingua latina o in lingua italiana, e così venivano presentate al capitano di giustizia per passar poi anche in Senato.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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