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      Ma soggiunse poi subito:
      - Cosa poss'io sapere di quel che sia avvenuto della contessa?... Dio faccia che non sia successa una disgrazia... Ma se ella è scomparsa e fuggita, il motivo ne è così chiaro, che non se ne può cercare un altro.
      - Il motivo n'è tanto chiaro, che la giustizia v'intima adesso di addurre le prove onde convincerla che non siete stato voi a far scomparir dal teatro la contessa.
      Lorenzo Bruni stette un momento silenzioso poi ripigliò:
      - Tocca a chi mi accusa di questo fatto, per me impossibile e assurdo, a produrre le prove, non a me. Io non posso dir altro, se non che dopo lo svenimento della contessa, avvenuto per l'effetto delle mie parole e della creduta presenza del tenore Amorevoli, io non l'ho veduta più, e non seppi che alla mattina com'ella era scomparsa dal teatro e dalla casa, e non la si ritrovava in nessun luogo.
      - La giustizia potrà rendervi ragione in seguito, ma per ora, essendo voi il solo interessato ai danni della nobile contessa, la giustizia è in obbligo di metter voi in istato di accusa per un tal fatto.
      Lorenzo, a questo dire, si turbò forte e non trovò parole, sospettando come nell'impegno, forse assunto, di stornare il disonore della contessa e dal suo casato e da quello del marito, si era determinato di prender lui di mira in ogni modo, gettando nel pubblico false voci e false accuse.
      - Cosa dunque potete aggiungere al già detto?
      - Nulla... Io non posso che ripetere sempre le stesse parole. Io non vidi mai più la contessa dal momento che cadde svenuta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Bruni Amorevoli