- E la casa V... incaricò della medesima incumbenza verso i gastaldi della villa a Gorla, l'uomo spedito colà e altrove a cercar notizie della contessa. È a notare inoltre come, in sull'ora tarda della stessa prima domenica di quaresima, il curato di Santa Maria Podone avea portato in persona una lettera a donna Paola Pietra, ed era quella appunto che la contessa aveva scritto prima di partire per Ponte san Marco. In quella lettera, con un disordine d'idee e di modi che è facile immaginare, donna Clelia narrava in prima il fatto accaduto in teatro, poi veniva prorompendo in questi sentimenti:
- «Così tutto è finito per me, nè potrò mai più mostrare la mia fronte a chi m'ha conosciuta, chè piuttosto vorrei trovarmi mille braccia sotto terra. Oh se tosto avessi adempito il suo consiglio, donna venerata, almeno il mondo mi avrebbe dato il merito di una franca confessione, e forse non sarei stata disprezzata da colui, nè tanto punita; quantunque, per verità, non mi sembri poi di aver meritato così fiero e spietato trattamento. Oh potessi far noto al mondo qual era la mia intenzione, e come il pensier mio non fosse altro che di scansar pel momento gli scandali del carnevale... Almeno colui potesse conoscere che la mia intenzione era di salvarlo in ogni modo! Ma faccia ella per me, venerabile signora, il bene che io non ho potuto. La sua carità proveda e accorra e ripari. Se mai credesse di parlare a mia madre, di parlare al conte, lor faccia intendere ch'io non ho veruna macchia grave a rimproverarmi, e che fui assai più disgraziata che colpevole, disgraziata quanto mai si può pensare.
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