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      Lo spirito, la bontà e il senno di donna Paola erano in quel punto, trapassati nella contessa; tanto riuscì efficace il contatto della virtù, che per lei fu una consolazione l'imitarla.
      Da due notti il giovane Suardi, quando tutto dormiva, entrava nel rio in gondola; la fanciulla veniva ad una finestra del pepiano, come la chiamano i Veneziani; ed egli salendo al di sopra del felze, alzandosi in sulla punta de' piedi, e protendendo la mano, poteva toccar quella della fanciulla che, volendo e disvolendo, pur gliela concedeva. La contessa Clelia stava in sull'ali, e se non s'intromise prima in verun modo fu perchè, dopo pochi minuti, in quelle due notti, la fanciulla erasi ritirata, il giovane era disceso, e la gondola, movendo muto il remo, erasi dileguata. Pur quelle visite notturne, continuando, potevano esser causa d'irreparabili sventure, onde la contessa pensò che fosse debito suo il vegliare assidua e attenta. E in fatti, in quella notte in cui abbiam visto la contessa Clelia al balcone mentre le scintillava il pianeta di Giove in sulla testa, quel Giove tanto abile a trasformarsi per tendere insidie alle giovani beltà più celebrate della mitologia; nel punto che si smezzava in seno la passione propria e la pietà per la passione altrui, s'accorse della gondola consueta che procedeva nel rio; e di lì a poco, ferma che fu la gondola, vide affacciarsi la Marina, e tosto impegnarsi un dialogo sommesso e una corrente elettrica di sospiri affidati all'aria. Il Suardi stava, come di solito, sul felze; ma, ad un certo punto, come un leopardo che spicchi un salto traditore, gettò una corda al balcone, e di slancio fu al contatto del viso della fanciulla.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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