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      Per quanto il Galantino della pravità avesse tutta la naturale vocazione e la sfrontatezza, e fosse di quelle complessioni fisiche così perfettamente costituite, che non sono accessibili nemmeno ai turbamenti morali; talchè ai disappunti, agli sfregi, al disonore, alla cattiva fama aveva fatto il callo, pure non dormì troppo tranquillo in quella notte. Alla mattina però si rinfrancò tutto quanto, chè coll'aria fresca che veniva dalla terraferma gli sorvennero anche i secondi pensieri. E si maravigliò di non aver considerato a tutta prima le circostanze speciali in cui versava la contessa Clelia V...; poichè anch'egli conosceva la storiella di Milano, e la fuga di lei, e com'ella se ne stesse in Venezia di contrabbando. Perciò, d'uomo assalito qual egli era, pensò di farsi assalitore, cangiando in sull'istante, sul campo di battaglia, e tattica e strategia; e d'una in altra cosa fermò il partito di recarsi a fare una visita alla contessa. Nessuno può imaginarsi la straordinaria svegliatezza della mente di quel tristo giovine, e il colpo d'occhio onde sapeva scansare i pericoli nel punto di affrontarli, e come, ad onta di così poca età e di una educazione sì rozza, avesse il senso di quelle cose che non s'imparano che cogli anni, colla squisita coltura e con una gran pratica di mondo. Aveva poi una memoria prodigiosa e una facilità strana d'apprendere, tantochè, per venire ad un esempio, in quel mese da che stette in Venezia, si era impadronito d'una buona metà del dialetto veneziano e già ne faceva qualche sfoggio pe' suoi fini.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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