Vestì pertanto l'abito più sfarzoso che aveva; un veladone ampio di velluto nero, tutto tempestato di puntine d'oro, col panciotto d'una stoffa a duplice trama di fil d'argento e di fil di seta azzurra, che dava molteplici combinazioni di luce, d'ombra e di colori ad ogni screzio di piega; coi calzoni corti di spinone, aventi legacci di velluto a punte d'oro come il veladone, e fibbie di brillantini; tutto il resto faceva corredo e complemento rigoroso al vestito principale.
Non solo adunque aveva adottato lo sfarzo e la ricchezza, chè a ciò poteva arrivare in ventiquattr'ore qualunque villico arricchito; ma nelle stoffe, nei colori, nel disegno de' ricami, nell'eleganza totale dell'acconciatura, metteva l'intelligenza dell'uomo squisito, e persino il colpo d'occhio dell'artista, talchè pareva un cavalierino che tenesse il privilegio del buon gusto dal lungo uso della ricchezza, dalle continue consulte col sarto, dai viaggi a Parigi, che allora era il quartier generale della moda, e lo era diventato fin dal tempo di Luigi XIV, che gli storici si sentirono obbligati a chiamar grande, forse per non aver pronta in quel momento un'altra parola. Ma venendo ora al fatto, quando il Suardi fu bene in assetto, dalla casa ove dimorava, presso al palazzo Pisani in campo san Stefano, discese al rio, ove l'attendeva la gondola con un gondoliere in livrea, al quale, nell'entrar sotto il felze, gridò: - Casa Salomon. Allorchè la gondola si fermò davanti allo scaglione di quella casa, Galantino diede al gondoliere un breve portafoglio di seta legato con nastri, fuor del quale spuntava una cartolina.
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