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      Così, entrato il servo nell'appartamento della contessa e fattosele annunziare, le presentò il portafoglio di seta; la contessa levò il foglietto, e lesse - Galantino, per due parole. - Rimase stupita e sconcertata. Il servo, ch'era a parte degli arcani, le chiese se avesse a licenziare il gondoliere. La contessa non sapeva che risolvere; fremeva e arrossiva al pensiero di dover ricevere una tal visita. Dall'altra parte temeva a rimandarlo; però, dopo molte titubanze:
      - Fallo entrare, rispose.
      Galantino, ad onta della sua baldanza, stava pure in gran paura non gli venisse un rifiuto dalla contessa: perciò quando il suo gondoliere e la livrea di casa Salomon gli dissero di restar pure servito, balzò fuori dalla gondola tutto pago e colla sua baldanza raddoppiata, e s'avviò, preceduto dal servo, all'appartamento della contessa, annunciato lungo i corridoj e le vaste anticamere dallo scricchiolio delle sue scarpe di sommacco. Quando il servo spalancò i battenti dell'uscio della sala ove stava la contessa, egli si trattenne in gran rispetto, sulla soglia, curvando il tergo e chinando la testa fin quasi alle regioni dell'ombilico, di modo che l'elegantissimo fodero della sua spada, alzandosi in quel movimento, veniva colla punta a trovarsi a livello della testa. La contessa Clelia, stando in piedi, colla mano dritta appoggiata ad un tavoliere, come una regina Elisabetta in atto di dare udienza, chinò leggerissimamente il capo, in maniera però come s'ella tentasse d'ingannare sè stessa sulla realtà di quell'atto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Salomon Clelia Elisabetta