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      Perchè è un fenomeno curioso e che può dar molto a fare alla riflessione d'un filosofo, quello che, mentre il costume generalmente era allora così rilasciato, e le tresche amorose costituivan l'affare più importante e più continuo della vita, e le dame giovani sfoggiavano tal nudità che oggi farebbe senso, e le leggi del matrimonio avevano assunto un'elasticità senza pari (e diciam questo perchè lo troviam detto e ripetuto in storie, in libri di costumi, in poesie, ed anche ce ne assicurò, oltre al nostro amico Giocondo Bruni, qualche altro vecchio vivente, che giunse in tempo per mettere il labbro sull'orlo di quei vasi di voluttà); pure dall'altra parte è incontrastabile che l'educazione, nell'intimo della maggior parte delle famiglie patrizie e non patrizie, si manteneva rigidissima; che i padri e le madri attendevan più a farsi rispettare e temere che amare dai figliuoli; che il tu di Roma antica e il tu alla quacchera d'oggidì era ignoto tra genitori e figliuoli, e sarebbe allor sembrata una profanazione l'assumerlo e l'accordarlo. Guai se alla mattina, prima dell'ora d'asciolvere, le ragazze non si recavano, con una prolissa riverenza appresa a scuola da suor'Agata e da suor Martina, a baciar l'anellone d'amatista del signor papà e l'anellino di brillanti della signora mamma; guai se i ragazzi non imitavan le ragazze; e se ciò non si ripeteva e prima e dopo il pranzo, e prima e dopo la merenda, e prima e dopo la cena; perchè è un altro fenomeno storico che i nostri avi mangiavano più di noi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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