- I magistrati, cara mia, hanno il debito del segreto, e bisogna aver loro un certo riguardo... D'altra parte il signor Lorenzo Bruni è in una condizione speciale per aver insultato in pubblico il decoro di una delle più cospicue case di Milano...
- Ma guardi, signor conte, che tentazione fatalissima è venuta a quel benedetto uomo di mettere, per amor mio, in così grave pericolo sè stesso, e di far tanto male a quella povera contessa... ch'io non conosco... e per la quale darei la metà del mio sangue perchè non fosse avvenuto quel ch'è avvenuto. Ma Lorenzo fu tratto di cervello dall'ingiustizia del pubblico, e dal desiderio che lo tormentava di poter trovare il modo di convincer tutti del quanto fosse assurda la diceria che il sig. Amorevoli... - E qui la Gaudenzi abbassò il capo, tutta soffusa di rossore, e soggiunse tosto: - Ma non è egli vero, signor conte, che quando un uomo, quando una donna, quando una fanciulla, trovandosi sola con se stessa, può giurare di non aver cosa alcuna a rimproverarsi, non dovrebbe temer di sfidare tutte le calunnie di questo mondo, anche in silenzio, perchè quel che non si sa oggi si sa domani, e la verità esce in fine all'aperto per sua propria virtù?... Devo però confessarle, signor conte, che quando il pubblico mi ricevette, schiamazzando e insultandomi, anch'io non so quel che avrei fatto allora per vendicarmi... e la mia disperazione in quel momento nessuno se la può imaginare, e forse fu per avermi veduta in quella condizione, che Lorenzo non badò più ai mezzi, e giurò di far balzar fuori la verità ad ogni modo, e il modo fu de' peggiori, perchè, ecco a che s'è ridotto, pover'uomo!
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