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      .. Oh... ci creda, signor conte, che per noi è una gran disgrazia a rimanere senza quell'uomo d'oro.
      - Ho caro d'aver sentito tante lodi di quel bravo uomo; così mi lusingo di farle comparire opportunamente nella difesa...
      - E può aggiungere, signor conte, i discorsi pieni di consigli, di sapienza e di virtù onde il signor Lorenzo era instancabile a vantaggio di questa ragazza... perchè lo creda, signor conte, ma quel signor Lorenzo, se è un uomo probo, è anche un uomo di gran talento.
      E la bella Gaudenzi stava per venire in ajuto della zia; ma in quel punto ch'ella stava per parlare, giunsero all'orecchio del conte Pietro Verri, il quale era là quasi in attitudine di magistrato, i primi tocchi della campana della piazza de' Mercanti. Il giovane patrizio si alzò, come scosso disgustosamente da quel suono, e, tagliando di colpo tutte le fila sospese del discorso, si licenziò, e fu molto se ebbe l'animo di rinnovare alcune parole di consolazione alla fanciulla. Ma che mai c'era di tragico in quella campana della piazza de' Mercanti, dirà il lettore, da mettere i brividi al giovine Verri? - Cari miei, saranno inezie, ma l'eccellentissimo senatore conte Gabriele era un uomo di ferro, e guai se avesse saputo che suo figlio non era già rincasato prima della campana; che una sera in cui il giovane Pietro, trattenuto in certe calde discussioni al caffè Demetrio, giunse a casa un'ora dopo... Filippo II non guatò così bieco il grand'ammiraglio, quando gli tornò innanzi coll'annunzio d'una battaglia navale perduta e della flotta distrutta, come fece allora il conte Gabriele con suo figlio Pietro, il quale per rientrare nelle grazie del signor padre dovette metter sossopra tutto il parentado.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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