E tanto più si erano a questa ragione di vita abituati i nulla facenti, sia che fossero discendenti degli esclusi dal gran consiglio, o figliuoli dei vetusti pantaloni, o piantaleoni nelle terre conquistate, o figli del doge esclusi dalla magistratura, quanto più, comportandosi in tal guisa, vivevano tranquilli della sospettosa vigilanza del tribunale segreto, che più del capo di Buona Speranza e del Mediterraneo abbandonato e della politica spostata, fu causa che si spegnesse la potenza espansiva di Venezia; spenta la qual potenza si troncarono di colpo gli elementi generatori della sua perpetuità. Fin da quando, dopo la forzata abdicazione di Foscari, il tribunal segreto rese amarissimo e pericoloso l'alto onore di recar servigj alla patria, da quel punto cominciò davvero la sua decadenza. Temettero i sospettosi oligarchi il possibile soverchiare del vero merito, temettero l'eccessiva potenza del doge, e l'uno e l'altro circuirono di arcane paure; ma non intravvidero la conseguenza finale di tutto ciò; non intravvidero che se i patrizj e i non patrizj, divagati agli ozj e alla voluttà, non potevano più far paura al Consiglio segreto, per la medesima ragione avrebbero cessato di far paura anche a tutta Europa, la quale non amò giammai Venezia, e la guardò sempre gelosamente; e che se ciò le poteva stornare i pericoli presenti, accumulava sovra di essa i pericoli futuri, rendendo bensì più lenta la sua caduta, ma facendola inevitabile.
Era dunque da quasi tre secoli che la vita interna di Venezia era una vita continua di godimento, che l'allegria de' suoi carnevali era divenuta proverbiale in tutt'Europa, che ai tavolini verdi delle case patrizie e dei pubblici ridotti l'oro aveva imparato a trapassare di mano in mano, con più velocità che altrove, pel decreto di una carta e della cieca fortuna.
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