Tutta la città di Milano fu dunque piena di un tal fatto, e l'aspettazione delle sue conseguenze erasi convertita in un'ansia impazientissima, perchè da un lato in tutti gli animi era spontaneamente penetrata la persuasione che il reo doveva precisamente essere il lacchè; e dall'altro era universale l'opinione che quel giovane furfante doveva aver lavorato per mandato altrui. Ma d'un nuovo fatto era in attesa la città, ed era la liberazione del tenore Amorevoli; a cui sapevasi già dover essere favorevole la sentenza del Senato. Questo, infatti, appena seppe che il lacchè era nelle mani del barigello, si raccolse a consulta e, ad una gran maggioranza, sentenziò per la liberazione del costituito Amorevoli; con ingiunzione però che non dovesse uscire dalla città di Milano fino a tanto che non si fosse iniziato il processo del Suardi, onde poterlo, all'uopo, sentire in giudizio a constatare la somiglianza o meno tra il costituito Suardi e l'uomo che il tenore Amorevoli aveva sempre asserito di aver veduto a fuggire.
Ma se per il cantante di camera del re di Spagna, dopo aver fatto per la prima volta in sua vita una quaresima di tutto rigore in carcere, a un tratto era comparso il sereno; per Lorenzo Bruni le cose camminavano diversamente, e tale e tanta era la mala prevenzione della magistratura contro di lui, che non solo venne chiamata assurda la difesa del Verri, la quale aveva proposto di mandarlo assolto d'ogni pena; ma contro la verità palmare, contro la deposizione di donna Paola, contro la irrecusabile prova esibita dalla lettera stessa della contessa Clelia, prodotta in giudizio, si volle capziosamente persistere nell'accusa di tentato trafugamento a danno della contessa medesima, o pel manco, trarre le cose in lungo, quasi in attesa di nuovi indizj contro il costituito Bruni.
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