Ma, per tornare a' fatti nostri, Amorevoli uscì tutto attillato, dalla prigione; chè i secondini pagati lautamente da lui, gli avean sempre fatto i punti d'oro. Uscì, e venendo per contrada Nuova e piazza Fontana, s'avvide di esser presso alla contrada Larga, e, per conseguenza, vicinissimo al teatro Ducale; però non ebbe allora altro pensiero che di recarsi là, e presto si trovò alla porta del teatro. Zampino, il servo del palco scenico, fu il primo a raffigurarlo, quand'egli si mostrò all'ingresso, e fu per cadere in deliquio per la gioja; non c'è nè cane barbone, nè cane maltese, nè cane pinch, che sappia fare smorfie e salti di consolazione alla vista d'un padrone ritrovato, quanti ne fece quel caro nanerottolo di Zampino a vedere la faccia del suo tenore, del signor Angelo Amorevoli, il quale era stato la sua risorsa durante la stagione di carnevale. - Nè Zampino si fermò lì, ma sempre, come un buon cane amoroso che corre abbajando in casa per annunciare alla famiglia la venuta del padrone aspettato, corse in teatro, dove si facean le prove per la stagione di primavera, e ad onta che la nuova prima donna signora Amarillide Bagnoli stesse sfoggiando una cadenza di parata, gridò con quanta voce aveva in corpo: Signori, è qui il signor Amorevoli! è qui finalmente il signor Amorevoli!
Tutti i professori d'orchestra, i cantanti, i coristi, le comparse non ebber più l'animo alle prove, e furon tutti intorno all'Amorevoli a tempestarlo di domande e di congratulazioni; tanto che egli si vide obbligato ad invitarli tutti a pranzo all'albergo dei Tre Re, dov'egli era alloggiato e dove, pochi momenti dopo, si recò in compagnia di Zampino, de' cui servigj in quella giornata aveva grande bisogno.
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