Pagina (257/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Fuggita, sicuro.
      - Ma dove?
      - Si dice a Venezia.
      - Oh!!!...
      Amorevoli tacque...; la Gaudenzi non parlò. Un eloquentissimo silenzio durò per qualche momento.
      - Ma voi dovete ballare al san Moisè questa primavera, soggiunse poi Amorevoli.
      - Sì... e devo partire a giorni, e faccia la fortuna che Lorenzo ci abbia ad accompagnare. Ma ho sentito che anche voi...
      - Io sono scritturato, a stagione, pel carnevale venturo...; in quanto alla primavera, non sono obbligato che per sei recite, e non ho potuto dir di no, perchè quei signori patrizj mi hanno mandato una cambiale colla cifra in bianco; perciò vedete bene che ho dovuto lasciarmi vincere.
      La Gaudenzi sorrise, e non rispose nulla. In quella entrò un segretario di S. E., e le consegnò una carta, ricevuta la quale partì di là, insieme colla zia che l'attendeva in un angolo dell'anticamera.
      Amorevoli stette aspettando che venisse la sua volta di essere introdotto al governatore; per il che dovette lasciar passar quasi un'ora avendo cangiata la noja dell'aspettare nell'altra noja non meno pesante di dover subire mille interrogazioni da quanti erano là ad aspettare con lui.
      Entrò finalmente dal governatore, trovò affabile accoglienza, parlò, ebbe lusinghiera risposta, prese commiato, e, partito di palazzo, e adempiute alcune altre faccende, ritornò finalmente all'albergo dei Tre Re, dov'era già preparata una gran tavola per più di quaranta posate, la quale era la tassa che Amorevoli doveva pagare per essere stato liberato dalla prigione.
      Il numero dei convitati l'avea dato Zampino, che in quel giorno fu cameriere soprannumerario e sovrintendente.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Venezia Gaudenzi Moisè Amorevoli Lorenzo Gaudenzi Tre Re Amorevoli Zampino