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      .. ma non mi par giusto che si debba chiamar vizioso chi del suo padre serba cosė onorata memoria; e ad ogni momento non cessa di esprimergli la sua gratitudine, e vivendo tra cavalieri e accanto a Mecenate, esalta il padre liberto, e dice:
     
      .......at hoc nunc...
     
      Leggete qui:
     
      Laus illi debetur et a me gratia maior.
      Nil me pœniteat sanum patris hujus.
     
      Costui non poteva dunque essere nč cortigiano mai nč vile.
      Ci vuol altro che richiamar sempre l'epistola Cum tot sustineas, ecc., dove Flacco per la prima ed unica volta esagerō le lodi d'Augusto, e della quale fu cagione una lettera minacciosa scritta dallo stesso principe a lui; ci vuol altro che dimenticare a bello studio il coraggio onde Orazio non dubitō di ricordare i suoi legami con Bruto, e di lodare gli ultimi eroi della repubblica agonizzante, e di rifiutare il posto di segretario presso Augusto medesimo. Cosė č, i miei ragazzi; tuttavia io non voglio giā dire che Orazio fosse senza peccato; chi lo č in questo mondo? chi lo poteva essere in que' tempi? ma dico e sostengo, e ad ogni occasione vi mostrerō, che egli fu uno degli uomini pių virtuosi e pių schivi e modesti e pių liberi di quel tempo e di tutti i tempi. Nč se non fossi convinto di ciō, mi sarebbe sė cara la sua poesia, nč io sprecherei il mio tempo a spiegarla a voi con tanto amore e costanza, se credessi quello che il padre Branda dice di lui. Io non posso scompagnare quel che si pensa da quel che si fa, nč posso dividere la ragione della vita dalla ragione dell'arte, perchč chi conduce torbidi i giorni non puō aver limpido il pensiero; onde, se io pensassi d'Orazio quel che ne pensa il padre Branda, getterei le sue odi e le sue satire da questa finestra; nč voi, cari ragazzi, mi avreste vostro ripetitore, se fossi condannato a magnificarvi la potenza dell'ingegno di un uomo di cui disprezzassi la vita.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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