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      Se poi la contessa Clelia si compiacesse di ciò, non tocca a noi a dirlo. Era la prima volta che provava quel genere nuovo di soddisfazioni; laonde del non aver essa voluto o saputo ritrarsi da quel vortice, noi non ci sentiamo il coraggio di condannarla. Per giunta aveva trovata accoglienza e cortesia straordinaria persin nelle donne, fatto piuttosto unico che raro; ma bisogna considerare che, in virtù di tanto intreccio di cose, ell'era salita a quel fastigio che toglie perfino il sentimento dell'invidia. Ell'era insomma una specie di lord Byron vestito da donna e in guardinfante. Però se le altre patrizie bellissime e argutissime, chè di tali Venezia ebbe a tutte l'epoche forse la più eletta schiera, esercitavano tra di loro, e come a dire in famiglia, le loro gare, le loro invidie, le loro guerre più o meno astute, più o meno perfide, tutte si trovavan poi d'accordo nel festeggiare l'ammirabile lombarda.
      Ma, come sappiamo, il sole era entrato in gemelli, e verso notte le gondole avevan cominciato a vogare a diporto. Però anche donna Clelia, ch'era stata chiusa tanto tempo, ebbe volontà di uscire all'aperto; e per non incomodare la famiglia dov'era ospitata, e anche perchè amava di figurare sola (non c'è nè donna nè uomo, compromessi da qualche po' di fama, i quali sappiano resister sempre all'assalto della vanità), si fece noleggiare per qualche tempo gondola e gondoliere. I signori della casa credettero farle una grata sorpresa mettendo a' suoi servigj il più celebre allora dei gondolieri di Venezia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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