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      ... come, di sotto alla polvere bianca onde quel puff era cosparso e quasi inargentato, spiccava il nerissimo arco del sopracciglio e i grandi occhi lucenti! Già il vero non si può nascondere, noi abbiamo qualche debolezza per donna Clelia; e se in teoria e coi trattati d'estetica alla mano combattiamo e combatteremo sempre per gli occhi azzurri, in pratica abbiam sempre usato i dovuti riguardi agli occhi neri, e quelli di donna Clelia poi sono la nostra morte... Ma in prova che non siamo di cattivo gusto, si è che piacevano fieramente a tutti i giovinotti veneziani; che piacevano persino al nostro gondoliere-poeta, pieno di fantasia qual era, e di fervori sentimentali, e di passione caldissima per la bellezza, che è la febbre terzana dei poeti.
      Spinto dal naturale desiderio di parlare di sè stesso e delle proprie opere, difetto che rende qualche volta importuni gli uomini dell'arte, il nostro Bianchi gondoliere, dopo aver lentamente condotta come in trionfo lungo il canal Grande la contessa padrona, venuto a santa Chiara, svoltato nell'aperta laguna, e là fermando talora il remo, compiacevasi a intrattenere de' propositi proprj la contessa, che affabilmente l'ascoltava e rispondeva alle sue interrogazioni; al punto che, in que' tre giorni, poteva dire d'aver dato tre lunghe lezioni d'astronomia elementare all'autore del Re Davide. Se non che la contessa lasciava poi cadere il dialogo, per riconcentrarsi ne' proprj pensieri. Ella sapeva che il tenore Amorevoli doveva venire a cantare a Venezia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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