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      - Il Claro, il Bartolo, il Pozzo, il Bossi, il Marsiglio, il Casoni, oltre al Farinaccio, autore prediletto del conte Gabriele, furono fatti passare tutti innanzi alla memoria del marchese Recalcati, in via di conversazione amichevole e affatto casalinga, ma col fine di predisporlo all'indulgenza, all'indulgenza, s'intende, compatibile colla giustizia, e ciò con tanto più d'insistenza quanto più forte era la sua convinzione che il Galantino fosse il vero e materiale autore del delitto, e che un altro, interessato all'eredità del marchese defunto, fosse stato necessariamente la volontà occulta che aveva guidato i movimenti del lacchè.
      Se il conte Gabriele Verri avesse vissuto cento venti anni prima, e fosse stato senatore, e fosse stato interpellato in prevenzione sul fatto degli untori; avrebbe sfoggiata quella medesima dottrina? avrebbe inculcata la scrupolosa osservanza del diritto comune? l'obbedienza alle norme raccomandate da' giurisperiti interpreti? avrebbe insinuata l'indulgenza? Non è facile a rispondere, se non aderendo a quanto fa osservare il Manzoni, che cioè nel 1630 l'universalità del pubblico credeva e voleva le unzioni, e pretendeva che l'autorità scoprisse il delitto; che per ciò era comune e prepotente l'interesse e del pubblico e della magistratura di trovare i rei laddove nel caso nostro l'interesse non è più comune; anzi da parte del Senato e della classe patrizia è quello di non trovare il colpevole; è una preoccupazione gelosa di far scomparire, se fosse possibile, tutte le pedate, a dir così, impresse nel terreno, seguendo le quali, si può giungere al punto donde il vero colpevole s'è mosso; è dunque il caso in cui l'osservanza scrupolosa di tutte le formalità degli statuti criminali, dei principj del diritto comune, della mitezza raccomandata dai giuristi; l'indulgenza, in una parola, può soltanto far sperare di raggiungere quell'intento.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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