Quell'auditore, onesto, corto, senza fiele, docile, era uno di quel felici mortali, che di quel tempo ed anche in altri tempi, e forse, chi sa mai, anche nel tempo nostro, sono destinati a far carriera, e d'uno in altro posto salgono, non si sa come nè perchè, provocando continuamente le dicerie del pubblico, il quale non sa che l'incapacità costituisce una preziosa capacità sui generis e un arme a più tagli, eccellente nelle mani di chi la sa adoperare. Tuttavia, in quanto all'auditore incaricato d'esaminare il lacchè, non creda il lettore che fosse privo d'ogni sapere e di qualche pratica forense; tutt'altro; vogliamo dire soltanto che tutti gli altri assessori ed auditori del capitano di giustizia ne sapevano più di lui ed erano acuti più di lui.
Chiamato adunque il costituito Galantino innanzi all'auditore criminale nobile Paolo Tradati, presente l'illustr. signor capitano di giustizia, gli fu domandato se sapeva la cagione per la quale era stato arrestato a Venezia per ordine dei Dieci.
Il Galantino rispose di no..., perchè il signor segretario del Consiglio non gli avea fatto motto nessuno, fuorchè dell'inchiesta dell'eccelso Senato di Milano.
Gli fu replicato, se almeno egli congetturava alcuna cagione.
- No, ripetè di nuovo il Galantino... perchè se avessi potuto aver motivo di temere per me... non sarei andato incontro ai fanti del Consiglio dei Dieci, quando gli ho veduti star fermi sulla porta della mia casa. Tuttavia, facendo il viaggio, m'è passato per la mente che m'abbian voluto arrestare a motivo dei giuochi d'azzardo, a cui mi recavo tutte le notti in un caffè remoto di Venezia.
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