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      VI
     
      La condizione degli avvenimenti che abbiamo a raccontare è tale, che ci conviene viaggiare innanzi e indietro da Venezia a Milano e da Milano a Venezia, come un conduttore di diligenza. Intanto adunque che a Milano il Galantino sottoponevasi al primo interrogatorio, a Venezia il tenore Amorevoli aveva raccolte dal suo gondoliere quante notizie gli bastavano sul conto della contessa Clelia. Siccome il Bianchi, gondoliere, quando non era al servizio di lei, stava di consueto al traghetto del molo alla punta dell'isola della Zueca, così i suoi compagni del traghetto medesimo sapevan benissimo chi egli serviva di gondola in quegli ultimi giorni. Amorevoli adunque, per quanto avesse fatto interrogazioni prudenti e velate, venne pure a conoscere ogni cosa, e della casa ove essa alloggiava, e della famiglia che la ospitava ed anche delle corse che da qualche giorno ella solea fare a diporto lungo il Canal grande; perchè il Bianchi, spiccandosi ad ora tarda dal suo posto, ove stava il più della giornata facendo versi sotto il felze negli intervalli di riposo, aveva detto più volte:
      - Ora andiamo a prendere la nostra bella lombarda.
      Però volle anch'egli il tenore recarsi tra l'altre gondole in canale per vedere se mai gli venisse fatto d'incontrarsi in quella della contessa. Lo scontro potea benissimo succedere, senza che fossero turbate le leggi del possibile o del probabile, ma il caso volle che per quel giorno non se ne facesse nulla, e giuocassero quasi a chi si fuggiva; e anche allora che furono a pochi tratti di distanza, là verso santa Chiara, l'uno non avesse sentore dell'altra, e buona notte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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