Tornò dunque all'albergo e là, messosi in tutta gala, si portò poi, sempre intendesi in gondola, a far visita al corregidore Pisani, che aveva la sorveglianza de' teatri di musica, e dal quale eragli stato fermato il patto di sei sere di recita a quello di san Moisè, perchè solea tenersi chiuso in primavera ed estate l'inallora maggior teatro di san Cassiano. Recatosi da quel ricco patrizio, fu accolto come si poteva accogliere un celeberrimo artista di canto in un tempo in cui la musica era tenuta necessaria come l'aria e l'acqua. Il tenore si scusò del ritardo, dandone cagione a' fatti imperiosi, che il patrizio veneziano, sorridendo, accennò di sapere benissimo, e si dichiarò pronto ad incominciare i suoi impegni.
Il corregidore gli disse che il teatro sarebbesi aperto fra poco perchè dovevasi attendere anche la ballerina Gaudenzi, la quale avea fatto scrivere, le si concedessero alcuni giorni prima di partire da Milano.
- Ed ora, caro mio, ho a supplicarvi di un favore, soggiunse il conte.
- Vostra eccellenza mi comandi.
- Domani sera, a festeggiar l'arrivo del conte Algarotti, do un'accademia di musica a cui interverrà tutto il bello e il buono che abbiamo in Venezia, e molte preziosità che ci son capitate di fuori. Voi avete ad essere tra queste, e dovreste, se non pretendo troppo, cantare una scena, un'aria, che so io, un madrigaletto, qualche cosa insomma; v'è qui Luchino Fabris, l'imitatore di Egiziello, che vuol sentirvi; e nientemeno che la moglie di Hasse, la celebre Faustina, venuta per certe sue faccende di famiglia dalla Germania; la Faustina, ora matura fin troppo, ma che, cantando di agilità, è ancora capace di passar sedici crome in una battuta.
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