Ma più raccoglieva notizie e mezzi, insomma più innoltrava nella via ch'egli aveva cercato, e più crescevano le sue irresoluzioni. Se non che, nel fitto appunto di quelle sue accalorate consulte, sente un suono di spinetta di sotto a sè, poi un cantare sommesso, poi una voce che si snoda e si alza, e si diffonde in vibrazioni acute.
Gli pare e non gli pare; chiede a sè stesso: chi è mai costui? e, chiamato il servitore, fa domandare il cameriere.
- Chi è costui che a quest'ora grida come se fosse in teatro?...
Il cameriere mal comprende, non tanto le parole del conte, quanto il piglio sdegnoso onde le pronuncia.
- Eccellenza... è uno dei più celebri cantanti del giorno... Tutti i forestieri che alloggiano qui... son discesi tutti nel salone che è presso le sue camere, per sentirlo più dappresso, e tutti fanno le meraviglie e vanno in solluchero, e si chiamano fortunati d'essere venuti ad alloggiare qui, e poterlo udire prima che canti in teatro, chè egli è la prima volta ch'ei ci capita a Venezia.
- Ma chi è dunque?
- È il tenore Amorevoli, per servirla.
E il conte che già ne avea un sentore, non fece atto di meraviglia nessuna; e rivolto al servo-caporale ch'era lì presente:
- Va tosto abbasso, gli disse, e di' a costui che a quest'ora altri dorme qui, e non vuol essere messo in soprassalto da' suoi strilli.
Il cameriere s'intrometteva per impedire un tale atto, ma il conte-colonnello:
- Va dunque, ruggì al servo-caporale, e bada di non far complimenti. Parla chiaro e risoluto... e se non obbedisce la vedremo.
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Venezia Amorevoli
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