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      Il conte si volse, e:
      - Chi m'interrompe? disse.
      - Angelo Emo, nobile di nave, disse il giovine uscendo dal crocchio, e saettando la sua giovane pupilla nella pupilla torva del conte.
      Era esso davvero quell'Angelo Emo, il futuro assediatore di Tunisi, colui che gloriosamente doveva chiudere la serie degli ammiragli della serenissima repubblica. Di quel tempo, uscito appena dalla istituzione del Bilesimo consultore della Repubblica, del padre Lodoli, altro consultore, e del celebre Stellini, era entrato da pochi giorni nella carriera marittima, nella qualità appunto di nobile di nave, tirocinio che si faceva durare quattr'anni, col saggio intendimento che i giovani alunni unissero la pratica alla teoria. Di que' giorni egli stava coll'equipaggio lungo le coste dell'Adriatico, e avendo sentito com'era aspettato a Venezia il conte Algarotti, che fanciullo egli aveva conosciuto nella casa paterna, impetrò dal capitano di nave il permesso di venire a Venezia; e siccome il padre, per essere riformatore degli studi, stavasi a Padova colla famiglia, egli avea preso alloggio all'albergo dello Scudo di Francia.
      - Or come c'entrate ne' fatti altrui? disse il conte al giovine soldato.
      - Quand'uno offende un altro senza ragione e con violenza, tutti hanno diritto d'immischiarsi ne' fatti dell'uno e dell'altro. In conclusione, che v'ha fatto quel signore? Chi mai poteva imaginarsi che la musica vi dovesse far abbaiare alla luna come un cane da presa? O quel signore v'ha offeso, o voi avete offeso lui.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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