Pagina (318/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E di fatto, una parola, un gesto di più, qualche cameriere di meno, più radi forestieri e più placidi e prudenti, una sola insomma di tali cause potea bastare a far iscattare la molla d'una catastrofe tragica...
      Ma invece un fil di vento e poche parole in dialetto veneziano valsero a cambiar la direzione delle cose. - Omnia sunt hominum tenui pendentia filo; e se Amorevoli potè scampare dal pericolo, per verità che quasi aveva l'obbligo di far cantare un Te Deum in San Marco.
      Del resto, in una relazione storica, scritta nel secolo passato da un Cadorin padovano, dove è parlato di Angelo Emo, è riferito codesto fatto del duello ch'egli ebbe nella sua prima giovinezza con un nobile lombardo.
      Ed ora tornando a noi, quando il conte V... ebbe raccolto il guanto, il giovine Emo, con quella delicata cortesia che accusava in lui e mente e cuore fuor dell'ordine comune, disse, rivolto ad Amorevoli:
      - Mi perdonerete, signore, se io ho voluto per ora togliervi di mano il fioretto. Ma al tempo non manca mai il tempo.
      - Per me sono sempre disposto a ripigliare il vostro, quando l'abbiate adoperato. La mia nobiltà sta nell'arte mia e nella mia vita senza rimproveri. Quando il conte accetti, io sono sempre qui ad attenderlo.
      Il conte non fece motto. Angelo Emo soggiunse qualche altra gentilezza ad Amorevoli, poi scambiate alcune parole con alcuni amici che gli stavano intorno, due di questi si mossero ed accostatisi al conte V...
      - Adesso, gli dissero, giacchè noi per parte del nobile Emo lo assisteremo sul terreno come padrini, voi sceglierete i vostri fra que' quattro gentiluomini là, che sono parati ai vostri comandi, e intanto ci ritireremo a trattare del come e del dove.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Amorevoli Te Deum San Marco Cadorin Angelo Emo Emo Amorevoli Emo Amorevoli Emo