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      - La critica inesorabile che è fida al bello assoluto e lo trova nella sola unità poderosa, s'indispettisce di tali mescolanze; ma v'è quell'altra critica più grande, più intellettuale, più liberale, che trova quell'edificio d'un valore inestimabile, per le sue varietà appunto, e perchè l'architettura essendo un libro di granito, come disse il poeta, tanto più quel libro è prezioso, quanto più fatti ricorda della storia di un popolo. Tutte queste nostre chiacchiere vorrebbero dire che anche il grandioso palazzo Pisani, imperfetto, difettoso, senza carattere deciso, ha un merito, se non in faccia alla critica dell'arte, in faccia a quella della storia, e che per ciò i Pisani che lo hanno fatto innalzare e continuare, non hanno mal speso i denari, come taluno ha detto. Cominciato alla metà del 1500 dal Sansovino, fu compiuto quasi due secoli dopo dal vicentino Frigimelica, onde codesto edificio, esaminato in tutte le sue parti, presenta tutte le vicende della grandezza veneziana negli ultimi suoi secoli, e dei trapassi del gusto, rappresentati da vari architetti. Che se anche oggi, pur nell'abbandono in cui è lasciato, serba ancora qualche significato, si figura il lettore quel che nel secolo passato dovesse parere al visitatore intelligente, in uno di quei giorni in cui la ricchezza del proprietario Alvise Pisani lo apriva alla folla dei patrizj e delle altre classi distinte; quel che dovesse parer nella notte in cui lo dischiuse per festeggiare l'arrivo del conte Algarotti, il quale in quel tempo, per straordinario beneficio di fortuna, sedeva re di tutti i regni delle scienze e delle arti.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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