In quella sala v'era uno scompartimento apposito per l'orchestra e pei clavicembali.
L'accademia, dovendosi incominciare ad ora più tarda, la folla dei visitatori traeva di sala in sala ad ammirare gli sfoggi straordinarj di quel palazzo e di quegli appartamenti: i dipinti di Tiepolo, del Tiepoletto, del Canal, del Rizzi, del Cignaroli; i damaschi, i sopraricci, gli arazzi della fabbrica privilegiata, allora celebratissima, delle sorelle Dini, le quali ritraevano un assegno annuo dalla stessa Repubblica. E segnatamente si trattenevano ad esaminare a parte a parte le ricchezze d'ogni guisa che risplendevano nella così detta sala d'Apollo dipinta a chiaroscuro dall'Amigoni bergamasco. Se non ci tormentasse la noja delle descrizioni, onde amiamo dipingere a sguazzo con pennello scenografico e in istile piazzoso, piuttosto che col pennello minuto dei Fiamminghi, vorremmo riprodurre così al vivo il palazzo Pisani di dentro e di fuori in quella serata musicale, che il lettore dovrebbe confessare che oggidì per questo lato la ricchezza par miseria; e quando pure dà il caso che taluno voglia sfidare il passato per superarlo, non riesce che ad essere la scimia che imita il padrone, e provoca il riso invece della meraviglia; perchè c'è una cosa, che distingueva i nostri buoni vecchi, ed è l'armonia che univa la loro persona e i loro vestiti colle proprie abitazioni, le suppellettili, gli addobbi, le tappezzerie, gli ornati, le pitture onde si circondavano. Oggi invece il cilindro del secolo decimonono copre una testa colla barba di Carlo V, o i mustacchi a coda di topo di Tamerlano.
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