- Credo bene che la bella lombarda verrā stanotte qui, come s'č mostrata altrove in questi giorni addietro... Ma tu guardi Apollo in quadriga, e non ci senti da quest'orecchio. Pure, se tu taci, tutti parlano. Dammi dunque retta. Sento che c'č qui il marito della contessa...
- Anche questo si sa?
- E che mai? pretenderesti forse che del duello col giovine Emo non fosse trapelato nulla, quando cameriere e cuoco e guattero sono stati testimonj della scena?
- E come si racconta la cosa?
- Sta tranquillo; tu ci fai buonissima figura. Ma ora si vuol sapere come riuscė il duello... č il discorso di tutti... Non sai nulla tu?
- Nulla affatto. Sono andati in Terra Ferma, fuori un tratto del territorio della Serenissima per scansare certa legge che li avrebbe colpiti. Perō non se ne sa nulla ancora. Lasciamo dunque che tutto vada a beneficio o maleficio di fortuna; e dimmi chi č quel cosino lā smilzo e pallido, colla collana e il medaglione e la croce in petto... Tu hai cantato per due stagioni l'una dopo l'altra a Venezia... e questa che s'innoltra sarā la terza... Devi dunque avere la cittā tutta quanta in sul palmo, e saper vita e miracoli di ciascuno come un barbiere.
- Davvero che di questa cittā ormai conosco il dritto e il rovescio come se fosse la mia giubba. Ma non domandarmi chi sia colui, perchč non l'ho mai veduto nč qui, nč altrove, nč in piazza.
Dicendo questo il Fabris si volse a chi gli passava presso, e chiese il nome di quel gentiluomo.
- Chi č colui? rispose l'interrogato con un sorriso secco e amaro.
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