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      La società di mutuo incensamento non è una invenzione di questi ultimi anni. Essa fioriva anche nel secolo passato, e l'Algarotti ne poteva a buon diritto essere il presidente.
      Ma intanto che i signori virtuosi maschi e femmine, e i signori maestri di musica e i signori professori di violino, di viola, di violoncello, di contrabasso, di clarino, di clarone, di fluta, d'oboè, ecc., recavansi nello scompartimento a loro assegnato nella gran sala delle colonne; il maggiordomo e i camerieri facevano un giro per gli appartamenti dov'erano disperse le dame co' loro cavalieri, onde invitarle a sedere nella gran sala.
      E in poco tempo s'eran tutte infatti messe a seder là in più file disposte a semicerchio intorno al seggiolone del doge e della dogaressa, press'a poco come le deità dell'Olimpo intorno al Giove nel quadro d'Appiani. E per verità ch'era quello un nuovo olimpo, olimpo terrestre e palpabile, migliore assai del mitologico. Olimpo di ricchezza, di splendore, di gioventù e di bellezza.
      Amorevoli, che stava più in alto sulla gradinata dell'orchestra, innanzi al clavicembalo, volse lo sguardo in quella via lattea di pupille tremule; ma nella patria dei grandi occhi lucenti non vide gli occhi che cercava. La contessa Clelia non c'era. L'estro, che un momento prima lo aveva eccitato, leggendo col P. Vallotti un madrigale erotico del Clari, gli svampò in quell'infelice ricerca e chinò la testa avvilito. In quel punto entrava il doge che, girata intorno la testa e messosi a sedere vicino al conte Alvise, tosto gli domandò con grande sollecitudine:


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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