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      Non rifletteva, no, che, fermamente volendo, non aveva nessun obbligo di piegare nemmeno all'invito del doge. Ma provava un'esaltazione piena d'ebbrezza e quasi voluttuosa nel pensare d'aver quell'obbligo, e d'essere costretta a rivedere colui; d'altra parte, per le consuete arcane fantasie della mente, le pareva quello un decreto espresso del destino, e si consolava come di un presagio felice.
      Non bastandole il tempo e mancandole la voglia, si scelse vesti e acconciatura semplicissima. Avvolse i capelli, che aveva in gran disordine e non potevansi così presto disporre a parata, in molti giri di una ciarpa di pizzo bianco di Gand, foggia allora parimenti usata; puntandola davanti in sul confine della fronte, con un grosso diamante che solo bastava a dar splendore ed aura d'Olimpo a tutta la figura, e senza più se ne uscì.
      Venuta in Canal grande, erano affollate tante gondole nello spazio che correva presso al luogo dell'approdo dalla parte del canale, che il suo gondoliere piegò verso il rio e si fermò alla prima scalea.
      La contessa discese, preceduta dal servo, e s'indugiò perplessa sotto l'atrio che mette allo scalone...
     
      E soffrirò che sia
      Sì barbara mercede
      Premio della tua fede, anima mia?
      Tanto amor, tanti doni!
      Ah! pria ch'io t'abbandoniPera l'Italia, il mondo.
     
      La prima sillaba della parola mondo del celebre recitativo della Didone di Vinci, usciva dalle finestre del piano superiore, portata a volo da quel medesimo do sopracuto onde Amorevoli la sera prima aveva fatto salire in furore il conte V... La contessa subì la sorte di chi s'affaccia per veder la battaglia, e senza più è colto nel petto da una palla che fischia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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