La voce di soprano sfogato ferisce le orecchie, ma non lascia nulla nel cuore; la voce di basso provoca il rispetto ma non l'affetto; ci sarebbe la voce di contralto, ma nei sùbiti trabalzi dai suoni gravi agli acuti compromette troppo sovente i buoni successi. Soltanto la voce di tenore impera sugli animi. Il gobbo Tacchinardi, gobbo e nano, ed arieggiante più il mandrillo che l'uomo, potè ai suoi bei tempi dispiegare la lista di Don Giovanni, tanti capi femminili ei fece girare! chè l'orecchio, lusingato dal suono maliardo della sua voce, lavorava insidiosamente sugli occhi, innanzi a' quali, come a' tempi del mago Merlino, usciva il silfo dal nano, il genio alato dal diavolo colle corna. Dopo tutto, vogliam dire con ciò, che se una donna s'innamora d'un tenore, non pretenda di poter bere l'oblio nemmeno in Acheronte; e se qualche giovinotto ha per rivale un tenore, faccia conto d'esser tisico in quarto grado, e di dovergli senza più far la regolare cessione del suo tesoro.
Non creda però il lettore che codesta sia una malizia di chi scrive, per far le lodi della propria voce; tutt'altro; chi scrive ebbe in sorte la voce di basso; soltanto gli toccò in dono, quasi a titolo di compenso, un fa diesis squillante, di cui si giova per aver ragione nelle dispute fracassose cogli amici.
Ma tornando a donna Clelia, conquisa dalla voce d'Amorevoli, ella si trattenne sotto l'atrio premendosi il cuore, finchè il recitativo si svolse nell'aria:
Se resto sul lido,
Se sciolgo le vele,
Infido, crudele
| |
Tacchinardi Don Giovanni Merlino Acheronte Clelia Amorevoli
|