Intanto da più di mezz'ora Amorevoli stava nella sua gondola ferma in Canal grande, importunando di continuo il gondoliere:
- Ma bada che non ti sfugga.
- La se fida de mi...
- Ma sai tu ch'è già passata un'ora...
- Gnanca mezz'ora, sior.
- In tante gondole, come vuoi tu conoscere?...
- La lassa far a mi. Nu altri semo come bracchi... se ghe ze el salvadego... nol scapa... La se meta intanto a dormir.
- Ho già visto a passare più di trenta e di quaranta gondole.
- De zento che ghe ne ze... la fazza conto, patron, che semo indrio... Ma la guarda che la ze là... ch'el se consola, sior. E spingendo la gondola codiò dalla lunga quella della contessa per qualche tempo, poi, quando gli parve seconda l'occasione, le si portò ai fianchi.
- Buon dì... compare, disse il gondoliere al Bianchi.
La finestra del felze d'Amorevoli era a due dita dalla finestra del felze della contessa.
- Donna Clelia, egli disse...
Ella trasalì a quella voce, e non rispose; Amorevoli seguì a dire altre parole, ma la contessa non parlò.
Allora il gondoliere Bianchi che, stando in poppa, s'accorse del silenzio della contessa, sospettando ch'ella fosse in un malo impaccio... diede due o tre colpi di remi... e si portò innanzi di tutto lo spazio che misura appunto una gondola, e disse anche qualche mala parola al gondoliere di Amorevoli; e siccome era di tanto più robusto di colui... lo sopravanzò di sì lungo tratto che l'altro indarno s'attentava di raggiungerlo; mentre come un fuoco d'artifizio Amorevoli sagrava al lento gondoliere.
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