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      Queste cose, secondo le regole della drammatica e de' suoi sospensorj, il lettore avrebbe dovuto saperle in altro luogo e tempo, quando cioè, dopo un lungo ordine di anni e di vicende, ogni segreto dovrà saltar fuori all'aperto per uno di quegli accidenti che non sanno uscire che dalla bisaccia agitata dalla cieca fortuna. Ma siccome queste cose noi le sappiamo già, avendo sott'occhio tre quinterni di carta gialla e tarlata, tutta nera d'inchiostro svanito, dove la storia del processo c'è tutt'intera, così ne facciamo una graziosa anticipazione ai nostri lettori, anche perchè possano così valutar meglio la portata di questi due personaggi: il conte F... e l'agente Rotigno.
      Compiuto il fatto, seppellito il marchese, pagato il lacchè, il conte e l'agente respirarono. Del qui pro quo provocato dagli amori di donna Clelia col tenore gioirono in segreto di una gioja profonda, di una di quelle gioje onde nelle vecchie leggende della nubilosa Germania vediamo esaltato il maligno spirito quando riesce a trarre a perdizione qualche innocente; gioirono in segreto, vogliamo dire che non si comunicarono le loro gioje; perchè e l'uno e l'altro evitarono sempre di parlare di quant'era avvenuto, e per qualche giorno parve anzi che si scansassero. Un'avversione misteriosa grado grado era nata tra di essi; e tanto più implacabile quanto l'uno era più avvinto all'altro, e quanto più dovevano dissimularla con degnazione cortese per un lato, e con profondo rispetto per l'altro. Sul resto erano tranquilli, meno però sul fatto del lacchè, il quale, dopo aver mostrato il testamento originale al signor Rotigno, ostinatamente volle tenerlo per sè, limitandosi a trarne di proprio pugno la copia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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