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      Il fatto però d'una malattia grave e pericolosa del conte gli aveva messo in cuore qualche speranza. - Se mai fosse per morire, pensava, prima che il lacchè ci tiri in ballo, a me non riuscirebbe difficile trarmi d'impaccio. Il lacchè nominerà il conte... ma il conte morto non potendo comparire in giudizio... il tutto finirà colla restituzione del testamento... e chi deve esser ricco sarà ricco, e buona notte, e don Alberico s'accontenti di quello che ha. Per tali considerazioni, il signor Rotigno si consolava ogni qualvolta il dottor Gallaroli gli dava pessime informazioni dell'ammalato; e arrivò perfino a stropicciarsi le mani per un soprassalto repentino di giubilo quando sentì annunciato il consulto, tanto avea buona opinione dei consulti medici!!! Se non che questo fresco venticello che gli soffiò sull'animo agitato venne respinto da una frase sola del dottor Moscati: - È mestieri del prete. - Egli non avea pensato che alla morte del conte, e non all'agonia nè a' suoi preliminari, talchè non avea mai considerata la necessità della confessione e dell'olio santo. Però quella parola prete gli penetrò nel cuore coll'effetto di un cuneo che squaglia un ceppo, chè, pensava egli: La vita eterna farà parere al conte un nonnulla i dieci milioni del marchese... e per alleggerir l'anima verserà tutto nelle orecchie del prete... - Insomma lo spavento che gl'indusse quella parola fu tale che se in quel punto avesse mangiato anch'esso due o tre rocchj d'anguilla, l'indigestione lo avrebbe soffocato.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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