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      Erede, già s'intende, il nostro illustrissimo signor padrone, e diversi legati, tra' quali uno, e il più vistoso, all'egregia contessa... in compenso di... mi capite... Altro che Urania e Minerva e che so io, come la chiamava il vicario don Giacinto: ah! ah! ah!... a dire che mi divertono tali intrighi, è dir poco.
      - Ed ella deve aver fatto trafugare un testamento, perchè il testatore ha voluto regalarla? Ma c'è sale in zucca a creder queste fandonie?
      - Altro che sale! Il testatore assegnò il premio... ma assegnò anche i servigi... vedete che scandalo. Ah ah ah... Ma già è sempre stato un po' matto il signor marchese. Non somiglia per niente al nostro illustrissimo signor padrone.
      Il signor Rotigno intanto ascoltava e taceva; e siccome era informato in parte del processo del Galantino, e già avea sentito toccare un tasto di una simile deposizione, credette a mezzo, e quasi quasi si sarebbe confortato, se non gli fossero tosto sorgiunti i secondi pensieri a fargli capire che l'inganno poteva durare per poco e non per sempre. Tuttavia pensò di farne parola al conte. Prese allora i centocinquanta scudi, salì, entrò nella sala dove ancora stava passeggiando don Alberico, gli consegnò i denari colla ricevuta che don Alberico sottoscrisse; e quando questi partì, pensò di entrare nella camera da letto del conte... Se non che, allorquando fu per aprire, si fermò e disse tra sè, anzi pensò... perchè certe cose, nemmeno i bricconi di cartello le osano dire neppure in soliloquio: - Questa notizia potrebbe consolarlo un po' troppo, e aprire il varco alla salute.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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