- Ma non sapete nulla, contessa? disse donna Paola, veramente nulla? e la mirava fissa, quasi a passarla fuor fuori, come dicono i Fiorentini.
- Nulla io so, bensì mi perdo inutilmente in un mare di congetture. Il doge Grimani non sapeva nemmeno esso la causa di tale misura, ed anzi ebbe a lamentarsene. Il camerlengo di Comune che insieme colla nobile sua moglie mi accompagnò sino al confine del Ducato, com'è naturale, ne sapeva meno del doge. In quanto al signor luogotenente di Pretorio, che dal confine mi accompagnò sino alla porta di questa stanza, mi sembrò bene che fosse al fatto della cagione vera, ma scansò sempre le mie domande, e quando gli manifestai il mio sospetto di una qualche falsa deposizione di quello scellerato lacchè: - Potrebbe darsi benissimo, disse; che il Galantino non sia straniero a questa faccenda, ma io non so nulla; e dicendo questo si capiva troppo bene ch'ei sapeva tutto, ma gli era stato ingiunto di tacere. Intanto, appena m'ebbe lasciata alla porta di questa stanza, si recò dal capitano per annunziare il mio arrivo, e presto sarà di ritorno. Ora ditemi voi in che consiste questo mistero.
Donna Paola tornò a guardar fissamente la contessa; poscia, prendendola per mano, le disse affettuosamente :
- Sedete e ascoltate;... e, prima ch'io parli, fatemi una promessa.
- Che promessa?
- Di non tacere il vero, di non mentire (perdonatemi questa parola), di confessar tutto, quando pure si trattasse di cosa, che, a pronunciarla, vi dovesse abbruciare la lingua.
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