«Il sottoscritto, d'ordine dell'illustrissimo senatore Morosini, suo padrone, invita il proprietario di un rotolo di cento zecchini veneti mandati, certo in isbaglio, all'indirizzo del sullodato suo padrone, a voler recarsi dalle ore 12 alle ore 3 nello studio della casa per ritirare il detto rotolo.
«Milano, di casa Morosini, 28 maggio 1750.»
L'avvocato si fermò perchè si dilettava dei discorsi del pubblico.
- Credi, tu che sia stato per isbaglio? diceva un giovinotto ad un altro.
- Se è stato uno sbaglio, certo che non è stato l'unico, e usciranno altri avvisi.
- Può bastare anche un solo, diceva un terzo. Ma invece del maggiordomo di casa Morosini dovrà sottoscriversi il custode del palazzo del Senato.
- Non ti capisco...
- Oh bella... Vuoi tu che chi ha fatto il dono sia così dolce da credere che possa bastare l'aver pensato a un senatore solo?...
- Poteva anche bastare... giacchè si trattava di rompere il sasso più duro...
- Io per me credo che non usciranno altri avvisi. Intanto l'affar si fa serio... e comincio a dire che il conte F... ha perduto la prudenza...
- Che prudenza! è moribondo... eppoi non si può dire...
- Che?... bisognerebbe esser orbi... od esser qualcuno di coloro che hanno l'obbligo di veder più degli altri... Altro che fandonie, amico caro!
L'avvocato si partì ghignando e proferendo tra sè e sè:
- Sciocchi, i quali credete di menar il mondo per il naso... costui v'ha già letto in fondo all'anima... però a rivederci al sabato; ed entrò sono i portici del nobile Collegio dei giureconsulti.
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