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      Il cocchiere sollecitò i cavalli, e di rumor di ruote e di scalpiti risuonò tutto il palazzo all'uscire del carrozzone patrizio.
      Ma quello non era giunto in piazza Fontana, che tosto svoltò nel cortile un altro carrozzone non patrizio, ma che era un rappresentante legittimo del popolo; un carrozzone da nolo, dalla cassetta del quale, dove s'era assiso baldanzosamente insieme al cocchiere, discese un domestico colle gambe arcuate, portante una livrea azzurra passamantata di rosso fuoco, la quale gli scendeva fino ai piedi, ad attestare come essa, senza fargli carico della statura, apparteneva, nè più nè meno del carrozzone, a tutto il rispettabile pubblico pagante.
      E il domestico disceso ad aprir la portiera era nientemeno che l'amico Zampino del teatrino Ducale, e la signora che ne uscì era la ballerina Gaudenzi, a cui tenne dietro l'indispensabile zia.
      Alla celebre danzatrice trattenutasi a Milano con permesso scritto e sottoscritto dagl'ispettori del teatro di san Moisè di Venezia, scadeva in quel dì appunto il termine estremo, onde il giorno dopo doveva partire per Venezia. Ella veniva a trovare il signor Lorenzo Bruni, che stava adempiendo alla sua quarantena là dentro, e raccomandato dal ministro-governatore, vi era anche ben trattato, avuto riguardo alla qualità della locanda. Quelle visite della Gaudenzi si rinnovavano spesso, e siccome essa largheggiava di mancie a dritta e a sinistra, così accorse il custode del palazzo appena ella discese; accorsero gli uscieri appena ella salì; accorsero i secondini appena ella si mostrò all'anticamera del signor carceriere in capo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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