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      Un occhio esperto però avrebbe dovuto comprendere ch'ei sorrideva vivacemente, perchè la sua forte volontà moveva i muscoli del viso e degli occhi. Era, se ci si passa la similitudine, come un caratterista brillante di una compagnia comica, il quale ha i creditori alle calcagna e gli arresti personali intimati per debiti, e tuttavia, sul palco scenico, ride e fa ridere, e par l'uomo più allegro del mondo. Del rimanente, quel roseo incarnato che avea sempre colorito il volto bellissimo del Galantino, era scomparso per dar luogo a un lieve pallore, insolito su quella faccia trionfante di sfrontatezza e di salute.
      L'attuaro, fatta una lunga pausa, durante la quale guardò il Galantino con una significazione severissima, rilesse ad alta voce il primo costituto stato già sottoscritto dal Suardi, poi soggiunse:
      - Avete ancora il coraggio di sostenere tutto quello che avete detto e deposto qui in processo verbale sottoscritto?
      - La verità è una sola, e io non posso già dire che non è avvenuto quello che realmente è avvenuto.
      - Voi sapete che chi spontaneamente confessa la propria colpa alla giustizia, ha meritato che la giustizia alla sua volta gli si mostri indulgente. Vi esorto adunque di nuovo a dire la verità, se volete che la giustizia non faccia uso contro di voi di tutto il suo rigore.
      - La giustizia può fare quello che vuole; ma io non posso cambiare quello che è stato.
      - Ebbene, sappiate che abbiamo assunte testimonianze, dalle quali risulta che voi avete mentito. La domenica grassa, a notte tarda, avete giuocato alle carte all'albergo dei Tre Re... Vedete dunque che non è verosimile che voi foste allora a Venezia già da otto giorni.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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