E tanto dilettavasi quel senatore di sì feroce passatempo, che si faceva portar la cioccolata, già lo abbiam detto, nelle aule medesime del capitano, e l'assorbiva lentamente dove s'interrogava, dove davasi la corda.
Quando il senator Morosini entrò, tutti, compreso l'illustrissimo signor capitano, si alzarono; ed egli, nella seggiola che gli fu messa innanzi, si calò, a dir così, con quella pesantezza convenzionale che quasi sempre affettano gli uomini costituiti in una gran carica, anche allorquando non hanno a portare nè il peso degli anni nè quello dell'adipe. Si assise dunque, e nel punto che dal panciotto cavò la scatola d'oro, tutta a figure ed ornamenti in rilievo e a smalto, e porse il tabacco all'illustrissimo signor capitano:
- È il lacchè? domandò; e al cenno del marchese Recalcati non rispose che caricando a più riprese di rapato vecchio le ampie narici di un naso abbastanza senatoriale.
Il Galantino intanto s'era fatto tranquillo, squadrando solo il nuovo venuto (che non era in toga, ma in giubba rosso-fuoco gallonata, e panciotto di teletta d'oro) con certe occhiate fra l'iracondo e il beffardo, che parea dicesse:
- Oh se fossimo noi due a quattr'occhi, non so come l'andrebbe, caro nasone, con quella carta d'oro che hai sulla trippa, eccellente per avvolgere il mandolato di Cremona!
Ma l'attuaro, come tutto tacque e il senatore ebbe rimessa la scatola nell'ampia saccoccia del panciotto:
- Ancora dunque, così parlò al Galantino, vi esorto a dire la verità; e a risparmiarci il dolore di dovervi far mettere alla corda.
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