Io stessa ne farà parola... Intanto, domani che è giovedì, parlerò alla ragazza; sentirò, e vedrò poi, di pieno accordo colla signoria vostra, quello che si dovrà fare.
Ma in questo punto, in cui la nobile conservatrice del monastero di san Filippo sta parlando con donna Paola, noi, girando l'occhio e facendolo penetrare entro al monastero stesso, possiamo vedere una fanciulla trattenersi nel dormitorio, mentre le sue compagne educande ne escono a coppie; indugiarsi un momento davanti uno specchio, accarezzarsi le chiome quasi a migliorare la gretta acconciatura del convento, levarsi il grembialetto di levantina nera, assottigliarsi la vita stringendo la cintura oltre il punto voluto dalla governante del dormitorio; e, fatto questo, accostarsi al proprio letto, tirar la stringa della fodera del guanciale, levarne un gelsomino appassito, odorarlo, con una inspirazione lenta, estatica, voluttuosa, che finisce in un lungo sospiro; poi rimetterlo di furto, guardandosi in torno, sotto la copertina del guanciale, e con passo lieve lieve e quasi trasvolante uscir dal dormitorio, discender le scale e farsi colle compagne, baciando sulla guancia la prima che le si fa incontro, ma con un trasporto e con un atto così particolare e curioso, che sembra quasi che, baciando materialmente quella faccia, coll'intelletto del senso ne baci un'altra.
Tentare di tradurre al vivo il profumo incantevole, la vaghezza, diremo, trasparente, ma che parrebbe voler dissimulare i tratti più risentiti di quell'adolescente beltà; rendere quella grazia lieve e quasi fuggitiva e che lascia indovinare come, scorrendo qualche lustro, ella potrebbe forse ritrarsi per lasciar luogo a forme più compiute, più sode, più solenni; tentare adunque di tradurre ciò in sembianza di verità viva, è impossibile.
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Filippo Paola
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