Dopo la morte del conte, che nel testamento gli ebbe assegnato un legato di milanesi lire 200 mila, l'ex-agente avea abbandonato la casa F..., e si era congiunto al suo fratello Rocco per intraprese commerciali.
Ora si venne maturando un fatto pubblico che diede poi un avviamento speciale e curioso ai fatti privati. In quell'anno medesimo 1750, anno fatale a quelle persone di cui abbiamo fatto la conoscenza, il generale Pallavicini, ministro plenipotenziario a Milano, come sa il lettore, abolì i separati appalti delle regalie del sale, del tabacco, della polvere, ecc., e formò la così detta Ferma generale, riunendo tutte le suddette regalie in un sol corpo, ed affidandole ad una società costituita in prima da tre Bergamaschi, quali erano Antonio Greppi, Giuseppe Pezzolio e il detto Rocco Rotigno, a' quali in seguito si aggiunsero Giacomo Mellerio di val Vegezzo, Francesco Antonio Bettinelli, cremonese, ed altri, fra cui il fratello di Rocco Rotigno.
Premessa questa notizia, e tornando ai nostri personaggi, se il Galantino, appena uscito di prigione, pensò all'agente di casa F...; questi non era mai stato un giorno solo senza pensare al detenuto, chiara ragione che dalle risultanze del processo dipendevano quasi immediatamente le condizioni della sua vita. Ben è vero che, appena venne in possesso della somma legatagli dal conte F..., domandò licenza all'erede di ritirarsi dall'amministrazione della casa, accusando il desiderio di voler ridursi a vivere a Bergamo, presso il fratello Rocco, che vi teneva commercio di seta; ma in realtà per trovarsi lontano dal ducato di Milano, di cui fin che gli pendeva sul capo la spada di Damocle, gli bruciava sotto il terreno.
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