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      Il volere arricchir troppo le Imprese
      È un vero impoverir tutti i mercanti,
      È un voler che Milan fra stenti e piantiVada il vitto a cercar fuor del paese.
      Manca il danaro e non si guarda a spesePer arruolare battidori e fanti;
      Giuro, se va così, per tutti i santi,
      Che Milan diverrà come Varese.
     
      Sulla nuova fabbrica del palazzo dello stesso conte Cristiani in Monforte fu appesa l'iscrizione: Sumptibus Firmaræ generalis; la qual contrada di Monforte, appunto per esservi il palazzo del conte Cristiani, da qualche anno veniva chiamata dal buon popolo milanese: Contrada delle Quattro ganasce, adoperando esso al solito quella satira gioviale che è una qualità caratteristica della sua indole e di cui è tutto quanto condizionato il suo dialetto.
      Per sei mesi continuò così la popolazione ad astenersi dal tabacco. Se non che i lamenti essendo stati rivolti anche alla cattiva qualità di quello che si vendeva prima dell'anno 1754, i fermieri cominciarono a introdursi con destrezza tra persona e persona, a donare alcune prove di tabacco veramente perfetto a varie delle più cospicue e nobili case, le quali a poco a poco si arresero. E Andrea Suardi, con insolita scaltrezza, per ricattar l'impresa e ricattar sè stesso del danno passeggiero, propose ai capi della Ferma, al fine di rimuovere il popolo milanese dalla risoluzione di non prender tabacco, di farlo venire da altrove, per qualche tempo, come se fosse di contrabbando.
      Ed egli s'impegnò di governare il nuovo stratagemma, e di vincere la universale fermezza coll'inganno.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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