Il proprietario non era spontaneamente disposto, ma il Suardi esibì di pagarlo qualcosa più del valore, e alcuni giorni dopo egli ne era diventato il padrone. Quando lo comperò, non aveva per verità altro fine che di farne un deposito di merci; dell'averlo poi scelto invece d'un altro non aveva una ragione precisa, quantunque ne avesse molte d'indeterminate. Ma nell'ora e nel luogo acconcio ei si mostrò alla fanciulla un altro giovedì; e la fanciulla lo guardò ancora più attenta, ed egli la ferì d'una di quelle occhiate che, ogni qualvolta in simili contingenze le ebbe dirette con ferma intenzione, al pari delle frecce di Guglielmo Tell, non gli erano mai fallite; e sorse un quarto giovedì, e il Suardi si comportò di maniera che la fanciulla s'accorgesse com'egli uscisse da una casa accosto al monastero.
Entrava l'estate dell'anno 1766, e quotidianamente cominciò a recarsi colà, verso le ore in cui le monache e le educande discendevano a passeggiar per diporto in giardino. Se si dovesse dire che il Galantino, nella vaga confusione de' suoi disegni, non avesse altro scopo che di soddisfare a' suoi rancori colla contessa, si direbbe il falso. In realtà, quando vide la fanciulla, e quando la fanciulla guardò lui, segnatamente alla seconda ed alla terza volta, egli sentì nel sangue, se non precisamente l'amore, qualcosa certo di molto affine ad esso, e l'avrebbe sentito e coltivato quando pure non si trattasse della figlia della contessa.
Al Suardi, il lettore già lo sa, era sempre piaciuta la bellezza femminile, e, avvenente qual era, nella sua progressiva trasformazione di lacchè in vagabondo, in fermiere, in negoziante, in ricco possidente, ebbe tante avventure amorose quante ne volle.
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