Del resto, per astuto che fosse e ricchissimo di trovati, egli veniva là tutti i giorni, senza saper ancora perchè, e quasi per aspettar dalla fortuna il premio dell'insistenza; press'a poco come un astronomo che tutte le notti appunti il telescopio in qualche plaga sospettata del cielo, nella fiducia che un astro novello ci cada dentro a dargli il vanto di scopritore. Ma che volete, o lettori? È tanto vero che la fortuna è l'alleata più fida del genio del male, che un dì l'astro aspettato brillò veramente agli occhi del Suardi.
Ed ecco in qual modo. Se il Suardi, scaltrito da lunghissima esperienza, preoccupato da tanti affari, sacerdote anziano del tempio di Gnido, col cuore fatto a squama di coccodrillo, per quanto, come dicemmo, lo spettacolo della bellezza avesse scoperto il suo lato molle e penetrabile, erasi tuttavia lasciato dominar tanto dal pensiero di quella fanciulla; è troppo facile imaginare come stesse il cuore e come tumultuasse la fantasia della quindicenne Ada, appena l'occhio maliardo del bellissimo Suardi la ebbe penetrata.
Nova in quella nova regione dell'amore, sebbene da lei presentita in confuso per la misteriosa intuizione del senso precocemente riscaldato dall'ingegno e dallo studio di un'arte che recava in sè stessa la seduzione, ella provò tosto quell'intima gioja, mista di compiacenza e persino d'orgoglio, che non si confonde con nessun'altra gioja al mondo, e quell'irrequietudine particolare e senza riposo la quale spesso converte l'amore in ciò che può chiamarsi, già lo dicemmo, il tetano morale.
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