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      - Sicchè?
      - Sicchè... se vossignoria ha altri affari a cui pensare, ci pensi pure... che in quanto a questo è bell'e spicciato.
      - L'ho detto io. Cera lustra, occhio furbo e galantuomo.
      - Furbo sì... galantuomo non si può sempre viver sicuri di esserlo...
      - Va là, va là... e non farmi lo scrupoloso, chè son tutte inezie, e già non si ha a far male a nessuno. Del resto, fatta la cosa, tu viaggi in collina, e un altro verrà al tuo posto. Anzi, dovresti pensare fin d'ora al sostituto.
      - Oh non occorre pensarci. Ci sono aspiranti a trentine, chè tutti credono che il convento ingrassi e l'orto delle monache sia un bel zapparlo...
      - Ah furbo che tu sei... dunque siamo intesi.
      E l'ortolano partì.
      Ora per non trarre il lettore per le lunghe, gli basti sapere che, siccome il Suardi volle, così venne fatto; chè l'ortolano distribuì il tabacco tanto equabilmente in tutte le parti del convento, che non ne andarono senza nè il refettorio nè i dormitoj.
      E il lettore durerebbe fatica a prestar fede a questo, se non lo avessimo informato appuntino degli abusi e delle enormezze ribalde che si commettevano in Milano per mettere i cittadini in contravvenzione rispetto al nuovo editto sulla Ferma. Nè soltanto si faceva entrar di soppiatto il tabacco nelle case de' gran signori e dovunque si presentava una facile occasione, o un servo venale o un portinajo più venale ancora che facesse il manutengolo; ma ne' giardini si buttavan da' muricciuoli di cinta anche sacchetti di sale, onde poter così gettar la colpa sul padrone di casa, sul prevosto della parrocchia, sul priore del convento: perchè la voracità de' fermieri s'era diffusa a tutta la folla de' loro satelliti, i quali, anche senza averne il comando, commettevano inaudite nefandità per intascare le quote che loro eran dovute sulla esazione delle multe; e, sovente ancora, per altri fini indiretti che sapevano iniquamente dissimulare sotto colore di dover fare inesorabili perquisizioni nelle interne dimore; delle quali esorbitanze or appunto ci porse un saggio il Galantino.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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