Guardate là il conte V... che gli passa accosto galoppando... Chi venisse oggi a Milano per la prima volta, e non sapesse niente di niente, come mai potrebbe dire che colui è un grande di Spagna, a dispetto di tutto quell'oro... e che il Galantino è quello che è?
- Sapete cosa c'è di nuovo, cara contessa?
- Sentiamo.
- C'è di nuovo che tanto il conte V... quanto il Sannazzaro e don Glicerino e il conte Alberico che vedo laggiù e gli altri, farebbero assai bene a studiare un certo epigramma che so io, e a metterlo in pratica, già s'intende colle opportune varianti...
- Sentiamo l'epigramma...
- Scusate se vi richiamo un nome che puzza di scandalo... ma chi non ha conosciuto la Valaperta?...
La dama torse il viso con un lezio della bocca che significava schifo e ribrezzo...
- Eh, non occorre che mi facciate quel viso, amabile contessa. Ma volere o non volere, se la Valaperta girò da una mano all'altra per vent'anni e su tutte le piazze come una cambiale tempestata di accetto e di firme; ciò non vuol dire che non fosse molto bella e in ultimo molto ricca, e che scarrozzasse su e giù per di qui e per il corso di via Marina con gran treno e livree rosse...; ma un bel giorno si videro scritte su tutte le cantonate della città queste parole chiare e tonde:
La Valaperta infameOggi trionfa in cocchio.....
Andate a piedi, o dame.
E l'epigramma fu così efficace, che una grida, con minaccia di multa e prigionia e corda, non poteva essere eseguita più puntualmente; tanto che per una quindicina di giorni non si videro più carrozze al corso, nè dame in volta.
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