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      - E perchè dunque una così atroce sentenza?... soltanto forse per togliere la possibilità che qualcuno di noi manchi al convegno, quando si tratta di sedere a mensa per divorare con formidabili ganasce le più saporite imbandigioni? È forse ai cuochi soltanto o ai vinattieri che abbiam giurato di esser utili? e per così poco mettere a repentaglio e testa e cuori e ceneri? Suvvia, dunque, che si fa?
      Al venerabile mancò la parola, tacquero l'oratore e il tesoriere. Una dozzina di giovinotti si alzarono, sfoderando le spade e gridando: Noi siam tutti pronti, se lo permette il venerabile. Questi crollò il capo, e disse: Andate, che la fortuna vi salvi, ma ricordatevi del segreto. L'adunanza si sciolse, e ne uscirono una decina di giovani armati di spada e di proposito deliberato.
      Or lasciamo che costoro s'avviino verso il monastero di San Filippo, prontissimi a cavar dal fodero di pelle bianca inverniciata la spada non ancor molto cruenta, e in procinto di produrre un tal disordine, da far strillare di spavento la madre badessa, le monache e le educande e da costringere le leggi tapine a dar la testa nelle muraglie per la novità del caso. In questo frattempo noi dobbiamo recarci altrove ad assistere a un dialogo tra il Galantino ed un personaggio che comparirà per la prima volta in iscena, ma che fu da noi tante volte nominato, e che, a tutto rigore, potrebbe reputarsi il primo personaggio del dramma, o per lo meno il personaggio indispensabile; perchè se costui non fosse nato, non sarebbe avvenuto nulla affatto di tutto quanto abbiamo raccontato e racconteremo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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