.. Non per la moglie, ma per quella che voglio io; e quella che voglio io è nientemeno che la promessa sposa del conte Alberico (il lettore comprenderà come questa fosse un'invenzione del Suardi), e tutto è pronto, e si dice che il bello e leggiadro e profumato e viziato conte, messi da parte i suoi cento amori, e lasciatine gli avanzi alla servitù come si fa cogli stivali e colle calze smesse, siasi innamorato perdutamente di quella che piace a me. Ma il conte non l'avrà e non la sposerà... e tu mi devi ajutare.
- Io?... Ma che cosa posso far io?
- Sai tu dove sta di casa quella che piace al conte e piace a me?... non lo sai? ebbene te lo dirò io: sta di casa nel monastero di San Filippo, ed è piaciuta anche a te...
- A me?
- Tu l'hai veduta e guardata e lodata un giorno in cui, mentre passeggiavi con me, ella mi passò vicino, accompagnata dalla livrea di casa Pietra-Incisa.
- Chi?... quell'angelo?...
- Quello appunto... ma oggi ha da volar via, e sei tu quello che gli dee fare spiegar l'ali e farlo uscire, non dalle finestre... guai! ma da un uscio che t'indicherò.
- Ma che vi pensate? Io non sarò mai per far questo.
- Tu lo farai.
- E quand'anche avessi tutta la miglior volontà di obbedirvi, non vedo nessuna via da poterne uscir fuori ... Prima non la conosco, colei... ed ella non conosce me ... e poi una fanciulla non è una puledra da farsela venir dietro passo passo soltanto col darle a veder lo zuccaro.
- Senti, Giulio; la cosa non è facile e, se vuoi, nemmen troppo probabile; possibile però mi pare che sia.
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